Il 6 agosto del 1945, l’aeronautica militare statunitense sganciò la famosa
“Little Boy” sul Giappone, la bomba atomica che devastò la città
di Hiroshima a cui, dopo soli 3 giorni, seguì l’altrettanto letale “Fat
Man”, su Nagasaki.
Harry S. Truman, Presidente degli U.S.A, vedeva la scelta del
bombardamento come una rapida risoluzione del conflitto, sufficiente per
ottenere la resa del Giappone. Il 26 luglio dello stesso anno, nella Dichiarazione di Potsdam,
Truman e gli Alleati fissarono i termini per la resa nipponica. Il giorno
seguente i media riportarono la notizia in tutto il Giappone, ma il governo
militare respinse ogni dichiarazione.
La bomba atomica rimaneva ancora segreta, la sua esistenza non era stata
accennata in alcun modo. A Los Alamos, durante la riunione svoltasi tra il giorno 10 e l'11 del mese
di maggio, gli obiettivi suggeriti furono: Kyoto, Hiroshima, Yokohama, o gli
arsenali militari di Kokura. Nella decisione sull’obiettivo definitivo su cui sganciare la bomba, si
presero in considerazione anche gli effetti psicologici,
non solo militari. Inoltre, si desiderava che l’ordigno producesse effetti
spettacolari, tali da rendere la sua importanza riconosciuta a livello
mondiale.
Le prima scelta conclusiva fu Kyoto, celebre centro
intellettuale del Giappone. Gli americani, infatti, ritenevano che la sua
popolazione fosse “in grado di apprezzare maggiormente l’importanza
dell’arma”. La seconda cadde invece su Hiroshima, dove era ubicato un
importante deposito militare: in questo caso gli effetti della bomba atomica si
sarebbero rivelati ulteriormente devastanti. Alla fine, Henry L. Stimson, Segretario alla Guerra, decise di
scartare Kyoto come obiettivo, a causa della sua grande importanza culturale. ll 25 luglio del 1945 fu dato l’ordine al Generale Carl Spaatz di
sganciare la bomba su una città a scelta tra: Hiroshima, Kokura, Niigata e
Nagasaki.
Hiroshima
Fu Hiroshima a divenire l’obbiettivo primario dell’attacco nucleare,
avvenuto il 6 agosto del 1945. I motivi erano molteplici. Si
trattava di una città di notevole importanza, sia da un punto di vista militare
che industriale. Rappresentava un punto di smistamento delle truppe ed,
inoltre, un grande centro per le comunicazioni e lo stoccaggio delle merci.
Infine, la città era potenzialmente ad altissimo rischio d’incendio. Il B-29 Enola Gay, pilotato dal colonnello Paul Tibbets, partì
dalla base area di Tinian prevedendo di raggiungere il Giappone in 6 ore circa.
Le condizioni atmosferiche erano ottime.
Nagasaki
Nagasaki rappresentava uno dei più importanti porti del Giappone
meridionale, sia a livello bellico che industriale. Le attività che
caratterizzavano la città riguardavano principalmente la produzione di
munizioni, navi, equipaggiamenti militari e materiali bellici vari. La maggior parte delle case erano costruite con strutture di legno.
Anche molti stabilimenti ospitavano alloggi per gli operai fatti di questo
materiale, così facilmente infiammabile, tale da far diventare Nagasaki un
obiettivo nucleare altamente appetibile. Al 1 agosto del 1945 erano già state sganciate alcune bombe ad alto
potenziale: sui cantieri navali, sul porto, nella parte meridionale della
città, sulla Fabbrica d’Acciaio e d’Armi Mitsubischi e sull’Ospedale e la
Scuola medica della città. Nonostante i danni procurati fossero modesti, molti
abitanti si erano dati alla fuga.
Otto giorni dopo l’equipaggio del bombardiere B-29 Superfortress
Bockscar, comandato dal Maggiore Charles W. Sweeney, si alzò in volo con a
bordo la celebre “Fat Man”, ma inizialmente in direzione di Kokura. A causa del cattivo tempo, il volo prese la volta dell’obiettivo
secondario: Nagasaki. Dopo poche ore dal lancio, alle 11:00, l’osservatore del
bombardiere da ricognizione The Great Artiste, Capitano Frederick C. Bock,
decise di sganciare, attaccati a 3 paracaduti, degli strumenti che
contenevano messaggi diretti al Prof. Ryokichi Sagane, fisico nucleare
dell’Università Imperiale di Tokyo. I messaggi, seppur ritrovati dalle autorità
militari, non vennero consegnati a Sagane.
Dopo pochi minuti, il Capitano Kermit Beahan avvistò il nuovo obiettivo: la zona
industriale di Nagasaki. Fat Man esplose a 469 metri di altezza, a metà strada tra la Fabbrica
d’Acciaio e d’Armi Mitsubischi e la Mitsubishi-Urakami, ma a circa 4 km a
nord-ovest dell’epicentro previsto. Le stime affermano che rimasero uccisi all’istante circa 40.000 dei 240.000
residenti, ma molte persone esposte alle radiazioni morirono anche durante i
mesi che seguirono l’esplosione.
I superstiti furono soprannominati “hibakusha”, termine
nipponico che significa “persona esposta alla bomba”. Essi divennero il
nucleo del pacifismo che segnò il Giappone per tutto il dopoguerra.