"Ora non sarà più consentito alla storia di smarrire
l’altra metà della Memoria. I nostri deportati, infoibati, fucilati, annegati o
lasciati morire di stenti e malattie nei campi di concentramento jugoslavi, non
sono più morti di serie B”. ( Annamaria Muiesan)
La parola "foiba" letteralmente significa
inghiottitoio carsico, in particolare si trova geograficamente nella zona della
Venezia Giulia e dell’Istria. Questa parola però per noi italiani ha un
significato molto più profondo perché ci riporta alla mente il massacro
perpetrato ai danni di migliaia di nostri connazionali tra il 1943 e il 1945.
Unica colpa ESSERE ITALIANI. Molti di loro furono uccisi o morirono di stenti
nei campi di concentramento jugoslavi edificati ad opera di Tito; molti
venivano infoibati ancora in vita. La cosa più assurda è che per decenni questa
storia seppur nota è stata dimenticata da coloro che la storia passa
ufficialmente per "vincitori". Politici compiacenti e complici,
vecchi partigiani,storiografi e giornalisti per troppo tempo hanno ignorato
colpevolmente la spaventosa vicenda delle foibe. Soltanto all’inizio degli anni
novanta con la fine della guerra fredda e il crollo dei regimi comunisti in
Europa orientale la vicenda fu sollevata tra lo stupore generale. Impensabile che
ancora oggi molti rappresentanti politici croati e sloveni non riconoscono
nella vicenda delle foibe un eccidio di massa ma semplicemente una risposta
dell’allora esercito jugoslavo all'Italia colpevole di essersi schierata con la
Germania nazionalsocialista. Ma passiamo alla parte storica: agli inizi di
maggio del 1945 con la cosiddetta "liberazione" dell’Italia, i
partigiani titini entrarono a Trieste arrestando e deportando nei campi di
concentramento tutti gli ufficiali italiani e tedeschi; la loro permanenza nel
capoluogo friulano durò fino a giugno in quelli che furono i "40 giorni di
Trieste" durante i quali i partigiani stilarono una lista di “nemici del
popolo”: ex combattenti della Repubblica di Salò, membri dei Comitati di
Liberazione Nazionale, partigiani "bianchi" e semplici italiani.
Negli stessi giorni la stessa sorte venne riservata alle città di Gorizia e
Fiume dove le truppe titine arrestarono e uccisero tutti coloro si opponevano
alla "slavizzazione" di territori da sempre italiani, mentre
tantissima altra gente invece fu costretta ad un esodo lontano dalla propria
terra. Era ben chiaro a tutti coloro che
erano presenti in quei giorni il desiderio da parte delle truppe jugoslave, non
di sconfiggere ciò che restava dell’esperienza della RSI, bensì di estirpare a
quegli stessi territori le tradizioni, la lingua…l'italianità stessa! Ed è per
questo che a distanza di quasi settant'anni è doveroso ricordare ciò che
successe in quella parte d’Italia, che per troppo tempo è stato insabbiato. Lo stato italiano vergognosamente ha taciuto
su questa tragedia e soltanto nel marzo del 2004 ha istituito con la legge
n.92 nel 10 febbraio “ la Giornata del
Ricordo “ in memoria delle vittime delle
foibe e dell’esodo dalmata – giuliano. Fondamentale per noi è però commemorare
ogni giorno i nostri caduti, i nostri fratelli, per troppo tempo tenuti
forzatamente nel buio della storia; lo stesso buio che però non è riuscito a
smorzare la dignità del Nostro Popolo.