RIVOLUZIONE UNGHERESE DEL 1956
Insurrezione nazionale antisovietica avvenuta a Budapest nell'ottobre-novembre
1956. Nella primavera-estate 1956 si fecero sentire in Ungheria gli effetti del
XX Congresso del Pcus; destalinizzazione e lotta per il potere in Urss
riaprirono la dialettica politica nelle file stesse del Partito comunista
ungherese.
Il fallimento della politica economica, i salari inadeguati al costo
della vita, la diffusa povertà e gli abusi dell'apparato repressivo
alimentarono la profonda insoddisfazione delle masse. Il 23 ottobre 1956 a
Budapest un largo corteo popolare di solidarietà con la rivolta di Pozna in
Polonia degenerò in scontri a fuoco localizzati tra unità della polizia
politica e gruppi di dimostranti. La stessa notte gli avvenimenti
precipitarono: su pressione degli stessi sovietici, il governo presieduto dagli
stalinisti Gerö e Hegedüs venne sciolto. La formazione del governo Nagy non
impedì tuttavia che gli scontri armati divenissero guerra aperta, coinvolgendo
anche i reparti militari sovietici presenti nel paese. Tra il 23 e il 28
ottobre la rivolta divampò a Budapest e nel resto del paese. Il Partito
comunista cessò virtualmente d'esistere in forma coerente e organizzata. Il
governo Nagy tentò di svolgere il ruolo di mediatore tra il popolo insorto e
l'alleato sovietico. I Consigli operai e contadini sorti nel crogiuolo della
lotta formularono proposte dettagliate per un governo di coalizione: la
cessazione del fuoco, il ritiro dei sovietici, l'abolizione della polizia segreta,
libere elezioni e l'uscita dal patto di Varsavia. Tra il 29 ottobre e il 3
novembre parve che le truppe sovietiche si ritirassero come pattuito nella
tregua del 28. Nel frattempo J. Kádár, segretario del partito, dissociatosi in
segreto dal governo di Nagy per timore che la politica conciliante verso i vari
gruppi d'insorti minasse l'esistenza stessa della repubblica popolare, si
appellò all'aiuto sovietico. Quando la crisi internazionale di Suez spostò
l'attenzione mondiale sull'Egitto (30-31 ottobre), il Cremlino decise
l'intervento. In tre settimane (3-20 novembre) i carri armati sovietici
annientarono le forze ungheresi rivoluzionarie, non senza accaniti scontri.
Condanne a morte e pene detentive siglarono la fine della lotta, causando
l'esodo clandestino di quasi duecentomila ungheresi!!!