La nostra solidarietà al giovane aggredito!
LEALTA’ AZIONE – COMUNICATO 3 – DALLA PARTE DELLA VERITA’!
Mille decibel di falsità per far tacere una sola voce di verità…
In poche ore su giornali, blog, siti e
tv abbiamo tutti appreso una serie di notizie false, volutamente
confuse, artatamente diffamatorie – circa “l’aggressione” avvenuta ieri
nei sottopassi della Stazione Centrale – che hanno creato, come era
intento di chi le ha diffuse, un clima di tensione, di aggressione e di
violenza che doveva solo nascondere la verità.
Ora che il “tremendo aggressore” di un
35.enne campione di arti marziali, si è scoperto essere un ragazzino di
17 anni… sarà compito delle autorità preposte ricostruire i fatti. Siamo
certi che il lavoro degli inquirenti porterà a chiarire la verità di
un’aggressione che non si è svolta certo nei modi e nei termini
denunciati dai Centri sociali.
Come ben sappiano da anni (e come
dovrebbero sapere anche i cronisti), la tecnica dei gruppi violenti è
quella di capovolgere la verità a loro vantaggio e di scagliarsi
immediatamente contro un fantomatico nemico, identificato a tavolino,
per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle loro azioni
illegali.
Anche in questa circostanza l’evolversi
dell’inchiesta denota la natura strumentale delle accuse rivolte a
Lealtà Azione e, quindi, l’origine criminale dell’assalto alla sua sede:
gridare “al lupo al lupo” serve solo a spaventare l’opinione pubblica
facendo passare per “difensori della democrazia” gruppi di devastatori,
di occupanti abusivi, di predicatori della violenza, di imbrattatori di
muri, insomma di fuori-legge.
Lealtà Azione ricorda che, da quando
esiste, persegue, alla luce del sole, i suoi obiettivi sociali, etici,
formativi e ambientalisti. Tutte le azioni svolte dall’Associazione in
questi anni sono finalizzate a scopi di utilità sociale, sono
pubblicizzate e comunicate apertamente sul nostro sito e puntualmente
comunicate alle autorità di Pubblica Sicurezza, che mai hanno avuto
qualche cosa da ridire sul loro svolgimento.
Ogni accusa contro di noi è palesemente
falsa, così come è falsa la dinamica dei fatti raccontata dal sedicente
“aggredito”. In quest’ottica riteniamo che sia doveroso un ripensamento
anche da parte degli organi di informazione sul tono, sul modo e sul
loro ruolo, per evitare di essere strumentalizzati dai bugiardi
facendosi involontariamente portavoci della menzogna.
Quando diciamo “sedicente aggredito”
intendiamo parlare di un uomo di 35 anni da tempo appartenente alle
bande Sharp (Skinhead against racial prejudice) – lui, dunque, skin e
non il suo aggressore – che pesa 90 kg, è campione di arti marziali e ha
precedenti per violenza, che dice di essere stato aggredito da un
ragazzino di 17 anni, quindi minorenne, che durante l’aggressione si
sarebbe spogliato (ieri era una giornata gelida!!), facendo vedere la
felpa con “simboli noti” e poi, tolta anche la felpa, avrebbe mostrato i
tatuaggi… per poi passare a un feroce e premeditato ferimento con… un
coltellino svizzero. Tutto questo senza una motivazione precisa, e dopo
che “qualcuno” (non si sa chi) l’avrebbe visto uscire dalla sede della
nostra Associazione.
Francamente nessuno può oggettivamente
credere a questo racconto ed è lecito pensare che tale versione sia
stata fornita per trasformare in aggredito chi, in realtà, era
l’aggressore.
Purtroppo, in certi casi, sembra che
basti alzare la voce per mettere a tacere la regione. Basta urlare al
“pericolo nazi” per essere certi di contare su potenti solidarietà. Noi,
però, non ci prestiamo a questo gioco e denunciamo le menzogne e le
complicità che hanno portato oggi un ragazzino a doversi costituire come
un “criminale” pur portando ancora i segni delle percosse subite.
Non era un militante di Lealtà Azione ma
avrebbe potuto esserlo… come ogni cittadino onesto, ovvero
“politicamente scorretto” perché non cerca facili consensi e demagogiche
giustificazioni.
Molto probabilmente se il ragazzino non
avesse avuto con sé il coltellino svizzero multiuso e fosse stato
ridotto in fin di vita dallo Sharp… non ci sarebbe stata nessuna
notizia e nessuno sarebbe andato ad assalire il Centro sociale Orso o
avrebbe indetto raduni “antifascisti”.
Intanto, comunque, il ragazzino ha avuto
il coraggio di presentarsi, mentre l’uomo di 35 anni, vero aggressore,
con viltà, ha pensato bene di inventarsi uno storia che lo riabilitasse e
magari lo rendesse “martire”.
Ci rivolgiamo agli organi di stampa, ai
giornalisti liberi, alle menti oneste, pregandoli di aver il coraggio di
uscire dagli stereotipi di una comunicazione becera e settaria… o
quantomeno sperando che si attengano ai fatti, così come stanno
emergendo dall’inchiesta, Speriamo di poter leggere domani la verità,
non quella deformata dai decibel della falsificazione violenta e
proterva.
Noi stiamo dalla parte della “vera” vittima… e voi?