«Mamma, ricorda che non ho pianto»
Tokyo chiede che vengano
inserire nella «Memoria del Mondo», programma dell’Unesco. La Cina è sdegnata
PECHINO -
Le ultime lettere dei piloti kamikaze che alla fine della Seconda guerra
mondiale si lanciarono con i loro aerei contro le navi della flotta Usa e
alleata dovrebbero entrare nella Memoria del Mondo, il programma che registra
le testimonianze di valori universali e fa capo all’Unesco, l’Organizzazione
delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Almeno questa è
la richiesta partita dalla città giapponese di Minami-Kyushu, dove venivano
addestrati i giovani piloti votati alla morte.
«CARA
MAMMA» Le autorità locali hanno inviato all’Unesco 333 lettere di
kamikaze, scritte prima dell’ultima missione. Eccone un brano: «Cara mamma, non
ho quasi niente da dire ora. Sto partendo per la mia missione con il sorriso e
il tuo volto in mente. Ti prego, ricorda che non ho pianto e rammenta di fare
le offerte votive in mia memoria». L’autore aveva 19 anni, si chiamava Fujio
Wakamatsu. La sua lettera, fa parte di una raccolta conservata nel Museo della
Pace Chiran di Minami-Kyushu. Il sindaco della città giapponese dice che il
riconoscimento da parte dell’Unesco servirebbe a ricordare alla gente l’orrore
della guerra. La petizione all’Unesco è stata chiamata «Lettere da Chiran». Nel
museo situato in una delle ex basi da cui decollavano i piloti della «squadra
speciale di attacco», sono raccolti circa 14 mila reperti, tra disegni, poesie
e messaggi d’addio, comprese le foto di 1.036 dei 4 mila piloti che partirono
per missioni suicide nei mesi finali della guerra nel Pacifico. Il museo Chiran
è visitato da circa 700 mila persone ogni anno.
VITTIME
DEGLI ORDINI- Il sindaco Kanpei Shimoide
ha detto all’ Asahi Shinbun: «Nel 2015 saranno
passati settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, includendo nella
Memoria del Mondo queste 333 lettere potremmo trasmettere a un numero molto più
ampio di persone le vere voci e i sentimenti di quei piloti, che furono vittime
della politica bellica del Giappone».
VENTO
DIVINO - Kamikaze, tradotto comunemente come vento divino, fu la tattica
disperata ordinata dal comando dell’esercito imperiale giapponese nell’ottobre
del 1944. Si trattava di bombe volanti, aerei caricati con esplosivo, bombe e
siluri che si dovevano lanciare contro le navi alleate. Essendo pilotati
avevano una precisione potenziale molto più elevata di un bombardamento. La
prima azione della «squadra speciale di attacco» kamikaze fu condotta il 25
ottobre del 1944, durante la battaglia per Leyte, nelle Filippine. Gli
apparecchi giapponesi arrivarono a ondate, alla fine furono 55, diversi furono
colpiti dalla contraerea, ma molti riuscirono a colpire le unità della flotta
d’invasione alleata: 5 furono affondate e 23 gravemente danneggiate. In totale,
secondo i registri alleati, fino al termine della guerra i kamikaze giapponesi
affondarono 47 navi alleate, tra grandi e piccole.
LA
POLEMICA - La richiesta giapponese ha subito suscitato reazioni sdegnate in
Asia, in una fase di grandi tensioni per rivendicazioni territoriali da parte
cinese, rancori storici di Pechino e Seul nei confronti di Tokyo. L’agenzia
cinese China News Services ha scritto: «Di questo passo i giapponesi vorranno
che l’Onu onori anche lo Yasuhuni, dove sono seppelliti 14 criminali di guerra.
È una vergogna».
fonte: corriere.it