Friday, 27 January 2012

EUROPA DEI POPOLI E DELLE NAZIONI



Giorni difficili per l'Ungheria questi. La nazione magiara infatti è tallonata da speculazioni finanziarie che rischiano di condurla al fallimento. La scorsa settimana l’Unione europea ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti del Paese governato da Viktor Orbán.
Quest’ultimo ha avuto nella giornata di martedì 24 un incontro con José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, per cercare di appianare le controversie nate dopo l’entrata in vigore della nuova Costituzione ungherese. Torna utile ricordare che il partito del presidente Orbàn, FIDESZ ha conquistato i 2/3 del parlamento alle elezioni del 2010. Eppure i governi di difesa nazionale a questa Europa proprio non piacciono; e questo lo dimostra il tentativo di convincere l'Ungheria a tornare sui propri passi ricattando il prestito che il presidente ha chiesto alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario Internazionale. Pomo della discordia la nuova Costituzione che prevede, a detta della UE, bavagli alla stampa, la legge sulla cittadinanza ungherese concessa anche a coloro che vivono al di fuori del paese (criticata dalla Slovacchia, paese con una forte minoranza magiara) e un maggiore controllo statale sulla Banca Centrale. Tutte manovre sacrosante in nome della legittima sovranità nazionale, dunque. Tutto ciò mentre i media occidentali descrivono pseudo-manifestazioni di ostilità alle politiche del governo e tacciono invece circa manifestazioni pro-governo, come quella di sabato 21 durante la quale un gruppo di figure pubbliche - giornalisti, scrittori, accademici, imprenditori - vicine alle idee del partito di Governo ha portato avanti quella che è stata definita “marcia della pace per l’Ungheria”, che ha avuto lo scopo di affermare “il progresso e l’indipendenza” della nazione magiara. L’adesione è stata gigantesca, la strada che collega la centralissima piazza degli Eroi al Parlamento si è trasformata in un fitto fiume di gente (stime parlano di almeno centomila partecipanti). Tantissime le bandiere ungheresi, ma anche tante le torce accese, le quali, nel buio del tardo pomeriggio, hanno reso suggestiva l’atmosfera. Tra i partecipanti anche Szilard Nemeth, sindaco del distretto di Csepel, a Budapest, il quale ha rivolto un appello al popolo affinché preghi per Orbán, in modo da difenderlo dagli “attacchi brutali” cui è sottoposto in questo periodo.
Il massiccio corteo di sabato scorso ha convogliato una serie di iniziative susseguitesi nei giorni precedenti, altrettanto espressive delle istanze di una larga fetta della popolazione ungherese. Il 14 gennaio, esattamente una settimana prima del grande raduno di sabato scorso, in strada era invece sceso il partito JOBBIK, attualmente all’opposizione. L’iniziativa di Jobbik - caratterizzato da una linea fortemente nazionale e sociale, oltre che contraria all’Unione europea - ha riscosso un ampio successo, si parla di diverse migliaia di manifestanti. Dal palco della manifestazione Elod Novak, eletto in Parlamento tra le file di Jobbik, ha dato alle fiamme una bandiera dell’Unione europea, gesto seguito alle parole appassionate di un suo compagno di partito, l’europarlamentare Csanad Szegedi: “Questa settimana l’Ue ha dichiarato guerra all'Ungheria in modo aperto e violento”. E’ bene ricordare che Jobbik, partito che i media italiani bollano sbrigativamente come la deriva fascista di un marginale drappello di squinternati, è il secondo partito d’opposizione in Ungheria e, nelle elezioni del 2010, ha guadagnato 47 seggi in Parlamento.
Jobbik, ha individuato una strada ben precisa: “La parola torni ai cittadini, l’Ungheria deve uscire dall’Unione europea”. La grande partecipazione alle manifestazioni degli ultimi giorni dimostra che Gabor Vona è interprete di un pensiero molto diffuso tra il popolo magiaro.
Ci rattrista constatare che mentre nell'est del nostro più che mai Vecchio Continente si risveglia l'orgoglio delle nazioni e del popoli, nel cosiddetto Occidente e in Italia in particolare assistiamo al fallimento delle politiche di 60 anni di neo-liberismo. I pochi sommovimenti popolari durano 4 giorni e nel migliore dei casi vengono repressi coi manganelli dei servi del sistema. Il poeta Pound scriveva: "I politici sono i camerieri dei banchieri". Noi siam riusciti a fare meglio, bypassando la seppur morta politica ed invitando direttamente le Banche e i suoi uomini a sedere in Parlamento. AHI SERVA ITALIA.